Seduto, dall'alto domino una cucina al
sesto piano di un palazzo in periferia. Dalla finestra si vede il
mare, ma non mi importa. Lei armeggia intorno ai fuochi. Brontolo.
Sul tavolo, di sfuggita, vedo lo
sguardo accigliato di Actarus che spunta dal casco giallo, dietro
incombe Re Vega. Lo capisci subito che è il cattivo, ma tanto alla
fine perde. E' bello quando perde. Mi piace sentire come perde. Mi
piace essere rassicurato sulla sua sconfitta, ancora e ancora.
Lei è sempre più indaffarata. Cerca
di lavare delle stoviglie, ma intanto dal pentolino l'acqua schiumosa trabocca. Protesta sottovoce. Mi lamento anch'io, “Fame”. “Fame”,
dico ancora per ribadire. Che poi non è neanche tanto vero.
Perché quando alla fine mi presenta davanti il piatto di ceramica
bianca pieno fino all'orlo di pennette al pomodoro, il
mio pensiero si è già spostato a Goldrake che dal tavolo sembra
spiccare il volo per venire da me.
“No, io mangio – le dico mentre tenta di
imboccarmi – tu leggi”.
“Va bene, solo un po', tu mangia in
fretta”.
Le strappo la forchetta e aspetto. E
allora? Leggi?
Finalmente si decide, prende l'albo
sgualcito e con le orecchie e inizia a sfogliarlo. Inizia a leggere a
metà, c'è Venusia che dice qualcosa ad Alcor in fattoria.
“No”, le dico. Esigo la storia
dall'inizio.
Mi racconta di queste astronavi di Vega
che partono dalla Luna verso Tokio. Sono cattivissime. Raggi laser ed
esplosioni. Ma poi Actarus diventa Goldrake e
con l'alabarda spaziale le fa fuori tutte. Mi piace, lo sottolineo
con uno schizzo di pomodoro che le finisce sul colletto anni
'70. Si indispettisce e fa per chiudere il fumetto.
“No”, e sbatto la forchetta nel piatto. Altri schizzi, questa volta sul pavimento bianco con
ghirigori arancio.
“Dai, mangia”, mi dice dolce.
“Leggi, ancora”, rilancio.
Sospira. Preoccupata inizia a guardare
l'orologio alla parete.
Finge, lo so benissimo. Ostinato tengo la
posizione. “Leggi”.
Apre di nuovo distrattamente l'albo e
mi racconta di Hydargos e del nuovo mostro pronto ad essere lanciato
contro il centro spaziale di Procton. Inizia il combattimento, “molti
si fanno la bua” – mi dice - “poi però arriva Goldrake e
sconfigge tutti”, taglia corto e mi guarda speranzosa.
La guardo anch'io, non temo il
confronto. “Leggi bene”, le dico agitando la forchetta.
“Ho letto, Goldrake vince”.
“Non così”. Ho sentito quella
storia decine di volte, so benissimo lo svolgimento. Chi crede di
fregare? Neanche un bambino di tre anni ci casca.
Mi guarda implorandomi. Alla fine si
decide. E mi legge tutta la storia sino all'ultima pagina. Di Alcor
che interviene con il suo disco volante, delle battute di Rigel,
dell'intervento risolutivo di Actarus (ora sì) e del mesto ritorno
dei cattivi sulla Luna. Seguo il racconto passo per passo,
emozionandomi, spaventadomi e tirando alla fine un sospiro di
sollievo.
Ogni volta, nel ripetersi, la storia è sempre nuova e più bella. E nel riconoscerla, proprio perché la riconosco, mi emoziona e mi piace sempre di più.
Ogni volta, nel ripetersi, la storia è sempre nuova e più bella. E nel riconoscerla, proprio perché la riconosco, mi emoziona e mi piace sempre di più.
La gratifico con un sorriso e un altro
paio di bocconi, senza sporcare.
Mi sorride di rimando, mi pulisce alla
meno peggio e mi mette giù.
Le ho fatto fare tardi anche oggi, ora
farà i salti mortali per arrivare al lavoro in tempo.
Ma non sembra importarle così tanto.
p.s.: Questo post è ispirato da #nonditeloaigrandi, il progetto di racconto collettivo della Rete per promuovere le buone letture, legato alla Settimana del Libro e della cultura per ragazzi (sabato 22 - giovedì 27 marzo 2014). Potete partecipare anche voi, trovate le modalità qui.
p.s.: Questo post è ispirato da #nonditeloaigrandi, il progetto di racconto collettivo della Rete per promuovere le buone letture, legato alla Settimana del Libro e della cultura per ragazzi (sabato 22 - giovedì 27 marzo 2014). Potete partecipare anche voi, trovate le modalità qui.
Ha la barba spaziale.
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